AUTUMN
2022
Archeologi per passione: L’insediamento di lunga durata di contrada Castro a Corleone
Continuiamo con la nostra rubrica per gli appassionati di archeologia. In questo caso, la visita all’insediamento diventa anche un interessante percorso trekking nel cuore dei monti Sicani.
Ad est della SS 188 DIR/C Centro Occidentale Sicula (Corleone-Bisacquino), tra il torrente Giardinello e il ripido versante meridionale di Pizzo Castro/Rocche di Mezzogiorno, si estende un pianoro sopraelevato ed allungato in senso Est-Ovest che a Nord risulta adiacente ad una dolina che lo separa dal versante molto ripido di Pizzo Castro/Rocche di Mezzogiorno. La posizione denota un carattere di arroccamento, ma allo stesso tempo una connessione diretta con le vallate sottostanti potenzialmente sfruttabili a scopo agricolo e percorse da possibili assi viari di attraversamento di questo settore dei Monti Sicani.
La più antica fase di frequentazione del sito di Contrada Castro è al momento attestata dal rinvenimento nei livelli più bassi di ceramica, che documenta l’esistenza di una piccola comunità tra l’età arcaica e tardo arcaica. È probabile che si tratti di un insediamento a carattere rurale, legato allo sfruttamento delle risorse agro/pastorali. La scelta di occupare un sito più elevato rispetto ai terreni circostanti, ben definito nel suo perimetro, non sembra tanto collegato ad esigenze primarie di occupare un luogo fortificato, anche in considerazione della limitata estensione dell’area, bensì a motivazioni connesse ad una posizione eminente rispetto al territorio agricolo circostante, in posizione intermedia tra le aree collinari a valle, destinate forse maggiormente ad uno sfruttamento agricolo, e gli alti rilievi di Pizzo Castro o Rocche di Mezzogiorno a Nord , e ad est dal Monte Barraù ideali per lo sviluppo di attività pastorali.
Il piccolo villaggio arcaico di Castro costituisce, comunque, una significativa testimonianza nel territorio della valle del Belice e più in generale della Sicilia centro-occidentale di insediamento indigeno arcaico di limitata estensione, che sembra avere avuto origine dall’esigenza di sfruttamento di risorse locali in un territorio che offre, per ricchezza d’acqua, fertilità dei suoli e disponibilità di spazi, condizioni ideali al popolamento. Certamente la popolazione di Contrada Castro doveva avere come riferimento centri abitati di maggiore estensione che non mancano in quest’area dell’alta e media valle del Belice. I più significativi e noti archeologicamente sono quelli di Entella (Contessa Entellina) e di Monte Maranfusa (Roccamena), ma altri abitati, noti soltanto da ricognizioni o indagini del tutto preliminari, attivi nel VI sec. a.C., sono stati localizzati a Montagna Vecchia (Corleone), Pizzo Nicolosi (Corleone) e Monte Triona (Bisaquino), per limitarci allo spazio più direttamente collegato, anche visivamente, al nostro sito.
Un insediamento non molto dissimile nelle caratteristiche generali, è stato recentemente scoperto sul Castellaccio di Campofiorito, un rilievo ubicato non lontano da Contrada Castro, da cui dista appena tre chilometri in linea d’aria, ma agevolmente raggiungibile attraverso comodi percorsi naturali. La limitata estensione di questo sito e la sua posizione su un rilievo a controllo di un ampio territorio collinare, ha forti analogie con quello di Contrada Castro, con cui doveva essere in contatto: i due siti sono probabilmente il sintomo di una sistema di occupazione del territorio da parte della popolazione indigena che oltre ai grandi centri abitati fortificati di cui si è detto, prevedeva una rete diffusa di insediamenti strategicamente dislocati per un controllo delle attività produttive.
Il sito di Contrada Castro sembrerebbe inserirsi in queste dinamiche che videro una ripresa insediativa di pianori sopraelevati e rilievi nell’ambito di condizioni socio-economiche mutate che segnarono un cambiamento rispetto al sistema delle ville di epoca imperiale romana e la successiva fase tardoantica che vide l’emergere di nuove estese realtà di villaggio agricolo connesse probabilmente alle proprietà della Chiesa.
Questi grandi agglomerati rurali rimasero vitali e attivi in epoca bizantina durante la quale, su impulso del potere pubblico, si realizzarono inoltre delle opere difensive nel territorio come testimoniato dalla poderosa fortificazione sul Monte Kassar a Castronovo di Sicilia. Pochissimo conosciamo sulle prime fasi di insediamento rurale di epoca islamica, mentre è dalla metà del X sec. d.C. e inizio XI sec. d.C. che si registra un aumento dei siti aperti e lo sviluppo di questi abitati in posizioni di rilievo spesso su siti antichi abbandonati. Non è ben chiara la conformazione di questi siti di altura per i quali al momento non sono state ancora documentate fortificazioni con certezza databili tra X e XI sec. d.C. e di cui poco conosciamo a proposito dell’articolazione interna delle strutture e dell’eventuale presenza di indicatori di una gerarchizzazione sociale o dell’esistenza di edifici di tipo pubblico, comunitario e religioso.